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  • Foto do escritorEmily Bandeira

non l'ho fatto



“ ....Sono soprattutto i gelosi di buona cultura che la nascondono con cura, perché sentono che al fondo c’è una pretesa meschina ma significativa: non tollerano che gli esseri umani a cui si sono legati provino piacere fuori di loro, in compagnia di altri. La persona gelosa vuole essere l’unica fonte di benessere per l’amato, anche se sa benissimo, per esperienza, che l’urgenza di vita è così forte, così ferocemente espansiva, che non può esaurirsi tutta all’interno della relazione, che anzi non c’è chi non sia tentato di mettere a rischio anche i legami più solidi, quando è attratto da altri o altre.

Certo, chi conserva qualche lucidità e un po’ di autocontrollo vede che gran parte dell’esistenza della persona a cui tiene si compie inevitabilmente fuori del recinto dentro cui la vuole chiudere. E sente che vigilare è in sostanza impossibile, che ogni attacco di gelosia, mettendo in scena la sua condizione di essere umano fragile, non indispensabile, atterrito dall’abbandono, lo svilisce, gli fa perdere aura.

E proprio per questo prova disperatamente a trattenere i suoi furori e, appellandosi all’ironia e all’autoironia, a volte riesce persino a trasformare la gelosia in una spinta a dare all’altro tutte le attenzioni, tutta la gentilezza, tutta la comprensione di cui è capace. Ma è un esercizio virtuoso che non sempre riesce, anche perché sembra che la persona amata le pensi tutte per dimostrare non solo in privato ma pubblicamente che non le bastiamo.

Di conseguenza, nel momento in cui prevale il sentimento della nostra inevitabile insufficienza e l’impossibilità di fare di noi l’unico fine della vita altrui, non c’è scampo. Chiudiamo l’altro in una prigione e preferiamo che muoia spiritualmente e persino fisicamente, piuttosto che rischiare di essere esposti alla ferita umiliante di una sua evasione.”


Elena Ferrante. “L' Invenzione Occasionale.”

ilustrazzione di Clément Soulmagnon


Non l'ho fatto. Mi sono esposta.




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